Notti in bianco by Annie DeWitt

Notti in bianco by Annie DeWitt

autore:Annie DeWitt [DeWitt, Annie]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788894833256
editore: Black Coffee
pubblicato: 2019-10-13T22:00:00+00:00


14

Quando tutta la luce fu svanita, io e Fender decidemmo di fare il bagno nudi. Il telefono aveva squillato mentre sparecchiavo la tavola.

«Quassù fa un gran caldo» mi aveva detto.

Stabilimmo di incontrarci alla piscina degli Starling.

Ci arrivammo di corsa, ansimanti e lucidi di sudore. Mi ero data una bella ripassata sotto la doccia, in cerca di qualche bruttura da eliminare. Avevo trovato solo una montagnola di carne tra le cosce e il rasoio di plastica della mamma che arrugginiva in un angolo del piatto doccia.

Avevo impiegato un po’ a capire in che direzione muoverlo per radermi.

Fender scavalcò la rete metallica, mentre io mi ci arrampicai piano piano. A un certo punto la feci tremare e mi parve di vedere una luce accendersi nella cucina degli Starling.

«Rimani nell’ombra» disse Fender. «E non farti prendere dall’ansia».

«Sissignore, signor senatore» dissi. «Non essere troppo sicuro di te».

Ci spogliammo con fulmineo imbarazzo. Non avevamo granché da mostrare. Il suo affare aveva l’aspetto di una cosa che sarebbe stata meglio nascosta sotto il costume da bagno. Ma le spalle, erano tutto. Larghe, lisce e definite, tenevano ancorata una distesa di muscoli che guizzava con naturalezza sotto la pelle.

Una volta entrati, non restava molto altro da fare se non nuotare. L’acqua era fresca. Il salice che cresceva lungo la recinzione gettava un’ombra sulla superficie. Tenevamo sommerse più parti possibile, per evitare di attirare l’attenzione casomai qualcuno si fosse affacciato alla finestra. Di tanto in tanto avvertivo il richiamo del corpo di Fender che mi nuotava accanto. C’era un che di risoluto in quel suo movimento ondulatorio.

«Quanto mi piacerebbe usarlo» disse, guardando il grande canestro di plastica blu accanto alla piscina.

Dopo un po’ uscii dall’acqua. Non avendo l’asciugamano mi rassegnai a sgocciolare a terra e rimasi lì impalata con le braccia larghe. La notte era più calda dell’acqua. Mi piegai in avanti per strizzare i capelli. Sul cemento intorno a me si formò una pozza. Fender si fermò sotto il salice.

«Smettila di fissarmi» dissi, cercando il bianco dei suoi denti nella speranza che in mezzo a tutto quel ben di dio ci fosse un sorriso per me.

Mi chinai a raccogliere i vestiti e Fender uscì dal lato opposto della piscina. Mi si avvicinò con una certa timidezza. Si voltò coprendosi con la mano. Non so se fosse per l’età o per la tendenza degli uomini ad accusare il freddo, fatto sta che non mi sembrò che avesse chissà cosa da nascondere.

Finalmente vestiti, ci sedemmo sulle sdraio. Erano usciti i grilli. Fender non aveva pace. Quell’operazione di denudamento l’aveva deluso.

«Be’, almeno abbiamo fatto il bagno» disse.

Io volevo che restasse lì accanto a me.

«So dove Ray tiene la bottiglia» dichiarai.

Forzammo il lucchetto del capanno dove gli Starling tenevano i materassini. Fender lasciò cadere il coltello a serramanico che atterrò con un tonfo sordo sul cemento.

«Tieni gli occhi aperti» disse.

E fummo dentro.

Il whiskey era sotto la tela cerata che Ray usava per coprire il generatore. Presi i bicchieri da cocktail sulla mensola accanto alle maschere e ai boccagli polverosi.

Li riempimmo per metà.



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